Il fruscio delle lenzuola che scivolavano sui corpi caldi accarezzava il loro respiro rauco e liquido. Era ormai giunta l’ora di alzarsi e di abbandonare quel posto magico in cui ci si sente al sicuro e protetti, in cui la linea tra l’irrazionale e il razionale si fa meno marcata, il luogo dove i sogni lusingano la vita. Avevano risolto sempre tutto così, anche le cose più gravi: coricati l’uno affianco dell’altra respirando insieme la certezza del domani, il calore del presente. Eh sì che a detta dei parenti Lina aveva un brutto carattere…
“La vedi timida e riservata ma è impastata con la furia…” Lo avevano avvertito… “E potrà solo peggiorare!” Ma a Totonno quel profumo lo aveva stregato. Non erano stati la bocca sensuale e gli occhi da cerbiatta a colpirlo e nè tantomeno quel seno grande, così pesante da sbilanciarla quando camminava, ma solo quel profumo. Lina sapeva di mandorle e miele, con una spolverata di cannella, aveva la fragranza del pane appena cotto ed era veramente irresistibile. Totonno era convinto che la moglie lo avesse stregato. Era brava a fare misture e pozioni con cui curava mal di pancia e raffreddamenti e spesso s’ingegnava a togliere “gli occhi”.
Ecco perché avevano litigato. A Totonno proprio non era andato giù che la sua Lina si fosse prestata a togliere “gli occhi” a quel Salvatore, il figlio del ricco del paese che credeva di potere tutto. Quel buono a nulla si era giustificato dicendo che quel mal di testa durava da giorni e non era passato con nessuna delle medicine che gli aveva consigliato il medico… doveva per forza trattarsi di un “affascino”. Ma Totonno proprio non lo sopportava quel bellimbusto: come si era permesso di venire a casa sua, all’ora di cena poi e di chiedere una cosa simile? Roba da non crederci…