Acciambellata su me stessa, ricordo gli ultimi istanti della mia vita passata, prima che il sortilegio mi imprigionasse in questo corpo flessuoso.
Sono il desiderio inconfessato di molti e la passione proibita di tanti. Questo corpo si è fatto prigione per murare vivi i miei sogni e il pensiero di lui, che mi fu proibito da chi aveva osato posare lo sguardo negli stessi occhi.
Mi hanno reso preda, ma non mi hanno domata. Furtiva, la notte mi avvolge nel suo silenzio, violato dai miei passi felpati, rossa come il diavolo, incandescente come il fuoco.
Sono lava che ricopre furiosa il tormento di quello che è stato e che non potrà più essere, sono vulcano che erutta il ricordo dei miei capelli zingari tra le sue mani rapaci.
Scaltra, dicono di me, mentre fuggo ai miei predatori, storditi dal mio odore come mosche sul miele. Non mi consegnerò, braccata, alle loro mani lascive, perché sarò io a farmi destino del mio racconto, sarò io il lieto fine della mia vita. Selvaggia e libera per sempre.