Non so più respirare. Il petto fatica a rompere la gabbia di angoscia che da troppo tempo mi imprigiona. Combatto contro un sistema che ci vuole perdenti, soggiogate e vinte.
Misuro la vita con le mie cadute, mettendo una tacca in corrispondenza dei lividi più profondi. Ma chi me lo assicura mamma che avrò la forza di alzarmi ancora?
Menamò, a’mamma non può andare sempre tutto storto.
Sì, Mamma ma che fatica… Guardami gli occhi. Ogni battito di palpebre è un affaccio sul palcoscenico della mia solitudine, e questa inconsistenza, minacciosa e spavalda, mi attornia fino a farmi perdere il senso.
Menamò a’mamma, tu sii sempre in linea con te stessa e vedrai che la trovi la dritta.
Mamma ma perché tutta questa cattiveria? Si deposita, sedimenta sulla pelle e con mille radici ficca la mia carne e mi contamina. Ineluttabilmente. Ho paura di essere polpa guastata chiusa in un barattolo di vetro da cui riesco a vedermi, riesco ad odorarmi, e non so come selezionare e salvare il buono che resta.
Menamò a’mamma, non farne veleno. Accogli la resa ma senza arrenderti. Lascia andare. Fa che il vento spiri libero, che ti gonfi capelli e pensieri. Resisti, senza opporre resistenza… e finalmente RINASCI.